L’opificio che recupera anche l’oro.. blu

D’orica: operativo il nuovo impianto di trattamento dell’acqua, progettato ad hoc su richiesta dell’opificio vicentino specializzato nella creazione di gioielli

Un opificio configurato come Società Benefit certificata B Corp poteva forse trascurare il problema delle risorse idriche che affligge il Bel Paese, soprattutto nei mesi più caldi dell’anno? Certo che no. Negli ultimi anni, infatti, la questione si è fatta spinosa anche nel Nord Italia, considerando che, lo scorso anno, a causa dei cambiamenti climatici, le piogge sono state inferiori alla media degli ultimi 30 anni di circa il 40%. 

D’orica sa bene quale sia l’importanza del così detto “oro blu” e si è concretamente attivata per ottimizzare i propri processi produttivi, investendo, tra il 2021 e il 2022, nella progettazione e costruzione di un nuovo impianto di trattamento dell’acqua per la propria sede a Nove. Il macchinario, attualmente in uso, consente non solo il recupero e riciclo di materie prime, acqua in primis, ma anche la riduzione dei volumi di acque scaricate, dei consumi energetici quotidiani e di quelli per l’incenerimento di rifiuti solidi contenenti metalli preziosi. Tale circolo virtuoso genera una sostanziale ottimizzazione delle risorse idriche, quasi interamente riciclate all’interno dell’azienda.

Ci si sta avvicinando progressivamente all’obiettivo dello scarico zero, ovvero il riciclo quasi totale degli effluenti liquidi dei processi di lavorazione. A ciò si aggiungano anche volumi sempre inferiori di effluenti depurati negli scarichi fognari, e un abbattimento nei volumi dei fanghi di lavorazione o depurazione, in modo da conferire all’operazione di incenerimento, interna all’azienda, un prodotto pressoché solido a limitato contenuto di acqua.

Parte dei sistemi di trattamento dell’impianto attuale venivano utilizzati anche in quello precedente, ma in misura molto limitata; il nuovo macchinario voluto da D’orica comporta, oltre all’implemento delle funzioni precedenti, significativi miglioramenti in termini di automazione, controllo da remoto dei principali parametri di funzionamento e riduzione della manutenzione ordinaria e straordinaria.

Inoltre, parte integrante dell’impianto consiste in una sezione dedicata al trattamento biologico delle tipologie di scarico che lo permettono. Questa soluzione tecnica è, in scala ridotta, equivalente al trattamento che viene eseguito per le acque civili e industriali, in strutture molto più grandi dove non sono previste aggiunte di ulteriori prodotti chimici.

“Il nostro è stato un investimento non concepito per risparmiare sui costi della bolletta idrica – evidenzia Federico Zonta, amministratore dell’azienda vicentina – economicamente parlando, infatti, l’impianto non sarà mai ripagato dal riutilizzo dell’acqua. Ciò che questa operazione ha garantito, però, è un virtuoso risparmio della risorsa idrica, un fatto orientato a quella sensibilità ambientale da sempre tra i punti cardine della filosofia D’orica”.